02
Ago 2017
La storia della pasta alla Norma
La pasta alla Norma è uno dei “piatti forti” della cucina catanese, talmente amata da essere ormai una ricetta diffusa in tutta la Sicilia (e non solo, visto che è apprezzatissima anche nel continente).
Il nome di questo primo piatto è intimamente legato all’omonima opera lirica di Vincenzo Bellini, il cigno catanese. E a riguardo ci sono due storie che meritano di essere raccontate.
La versione numero uno della storia narra che la prima dell’opera belliniana Norma, tenutasi al teatro La Scala di Milano (il 26 dicembre 1831), fu un “fiasco solenne” – lo apprendiamo anche dai carteggi privati di Bellini stesso – e che per questa ragione i catanesi vollero consolare il massimo rappresentante del teatro locale dedicando alla sua opera (che già dalla seconda rappresentazione fu comunque apprezzatissima, con pubblico in visibilio e applausi scroscianti) un piatto tipico della città.
La versione numero due della storia, invece, vede protagonisti due dei personaggi più rappresentativi del panorama culturale catanese dell’inizio del secolo scorso: Angelo Musco e Nino Martoglio fra i quali esisteva un sodalizio artistico quasi ventennale e che erano i due pilastri del teatro catanese. La leggenda vuole che nel 1920 in via Etnea a Catania si sia tenuto un pranzo a casa Musco-Pandolfini al quale partecipò anche il commediografo Nino Martoglio. Martoglio, piacevolmente colpito dalla bontà di questo primo piatto pare abbia esclamato, rivolgendosi alla cuoca “Signora Saridda, chista è ‘na vera Norma”…
Probabilmente, l’espressione era già in voga a Catania dove tutto ciò che rappresentava un’eccellenza veniva ribattezzato “alla norma” (vale a dire, fatto a regola d’arte), ma la sua battuta passò alla storia e finì per indicare il primo piatto più caratteristico del catanese.
La ricetta ha pochi ingredienti (e anche molto comuni): pasta corta (preferibilmente maccheroni), salsa di pomodoro, melanzane fritte, ricotta salata grattugiata e un ciuffetto di basilico; esistono in realtà alcune varianti (come quella che vuole la ricotta infornata, oppure gli spaghetti), ma un catanese doc le rifugge come la peste. Come pure rifugge le versioni salutiste (che prevedono le melanzane grigliate)… Mentre una deroga è concessa per il taglio delle melanzane: anche se da manuale le melanzane andrebbero tagliate a fette c’è chi preferisce il taglio a cubetti (da non dimenticare assolutamente, però, è un passaggio importante nella preparazione delle melanzane che dopo essere state tagliate e prima di essere gettate nella padella con olio bollente, devono essere cosparse di sale grosso e lasciate sgocciolare con un peso sopra in modo da scongiurare il retrogusto amarognolo della melanzana stessa).
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