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Gen 2017
Storia di Agata

La festa dedicata a Sant’Agata, patrona di Catania, è tra le più popolari al mondo, tanto da essere riconosciuta come Bene etno-antropologico della città. Nelle tre giornate dedicate ai festeggiamenti agatini (3/5 febbraio di ogni anno) circa un milione di persone si raduna lungo il percorso del “giro esterno” e del “giro interno” della Santa.

Secondo la tradizione cristiana, Agata nacque in una famiglia siciliana ricca e nobile (intorno al 238), visse durante il proconsolato di Quinziano, giunto a Catania anche con l’intento di far rispettare l’editto dell’imperatore Decio che chiedeva a tutti i cristiani di abiurare pubblicamente la propria fede.

Quinziano si invaghì della giovane donna (che, secondo alcune fonti, era già stata consacrata diaconessa e quindi aveva un ruolo attivo all’interno della comunità cristiana locale); saputo della consacrazione, Quinziano le ordinò – senza successo – di ripudiare la propria fede e di adorare gli dei pagani.

Dopo aver inutilmente tentato una custodia “rieducativa” di Agata, attraverso l’azione della cortigiana Afrodisia e delle sue figlie (probabilmente sacerdotesse di Venere o di Cerere e pertanto dedite alla prostituzione sacra), Quinziano diede avvio al processo e convocò Agata al palazzo pretorio.

Da qui, il passo che condusse Agata in carcere e verso le violenze con l’intento di piegare la volontà della giovane fu breve. Fustigazioni, strappo violento delle mammelle mediante tenaglie, e il supplizio dei carboni ardenti. La notte che seguì l’ultima violenza (il 5 febbraio del 251), Agata morì nella sua cella.

Da qui fino ai giorni della Festa, vi racconteremo giorno dopo giorno un po’ della nostra Patrona.

Le origini della festa
E’ possibile far risalire al 252, l’anno successivo al martirio, l’origine della festa, ma è piuttosto difficile stabilire in quale anno ebbero inizio le celebrazioni. Secondo alcune testimonianze, prima ancora della nascita di Agata si celebrava una festa pagana durante la quale un simulacro di una vergine veniva portato in processione per le vie della città. Altre fonti (come “Le metamorfosi” di Apuleio) mostrano i numerosi punti di contatto con la festa della dea Iside, nella città greca di Corinto. Certamente, anche se non calendarizzati, spontaneamente i cittadini si aggregarono in processione al rientro della reliquie da Costantinopoli (1126), quando il vescovo Maurizio si recò al Castello di Jaci per accoglierle.

 

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