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Gen 2019
La Cartocciata

Se vi trovate nella calda e caotica città siciliana che profuma di mare ma da cui si vede il monte più alto d’Europa, e sentite un languorino alla bocca dello stomaco, probabilmente siete passati davanti ad una Tavola Calda. Allora entrate, avvicinatevi al bancone e lasciatevi avvolgere dagli odori della rinominata rosticceria catanese. Quasi sicuramente, il vostro sguardo si poserà, almeno per qualche istante, su dei magnifici cartocci ripieni. Di cosa? Probabilmente molte di quelle che vi vengono in mente.

Nel caso in cui non l’aveste ancora capito, protagonista di oggi è la morbida, deliziosa Cartocciata. Il nome deriva appunto dal verbo “accartocciare”, ripiegare su sé stesso qualcosa di materiale. E’ appunto dalla sua forma unica che si riconosce questo immancabile pezzo di rosticceria. Come gli altri, può essere considerata uno street food, essendo facile da mangiare anche in piedi, o camminando. E’ dunque un tipico cibo take away.

Ora, considerando che per i più queste parole “miricane”, non si addicono particolarmente alla cucina catanese, è bene bilanciare con un po’ di dialetto. La famosa “cattucciata” si distingue da altri membri della sua famiglia (la Tavola Calda, per l’appunto), per il suo impasto alto e soffice. Realizzata prevalentemente al forno, essa contiene tradizionalmente al suo interno prosciutto cotto, mozzarella e salsa di pomodoro. Tuttavia, al giorno d’oggi ne esistono numerose varianti: con le olive nere, i funghi, le melanzane, i wurstel, gli spinaci, la meno diffusa farcita con l’uovo e, di recente aggiunta, anche col kebab (ma davvero si può mischiare la sicilianità puro con la cucina turca?), e chi più ne ha più ne metta.

Se avete l’imbarazzo della scelta, nel dubbio è consigliato di provare la Cartocciata in tutte le sue versioni almeno una volta. Poi, alla fine, non vi resta che decidere la vostra preferita.

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