15
Mar 2017
La Badia di Sant’Agata

E’ una delle Chiese più spettacolari che custodisce la nostra città, eppure la Badia di Sant’Agata, questa meraviglia barocca firmata da Giovanni Battista Vaccarini, è rimasta inaccessibile al mondo per decine di anni.

Ce ne sono voluti oltre venti perché quel gioiello, che svetta su via Vittorio Emanuele e che occupa un intero isolato, con una cupola dalla quale è possibile osservare un panorama a dir poco spettacolare.

Tutta colpa del terremoto del 1990 che causò delle ferite tali alla struttura da renderla inagibile. All’inizio la Chiesa venne semplicemente chiusa con all’interno quelle bellezze che piano piano perdevano il loro splendore. I lavori di restauro iniziarono nel 2004 e furono ultimati solo alla fine del 2012, restituendo così il capolavoro del Vaccarini alla città. Di Vaccarini sono visibili ancora oggi delle tracce evidenti su uno dei muri della sagrestia dove l’archistar immaginava il progetto che sarebbe stato.

Oggi è uno dei punti fermi per i turisti che vogliono visitare Catania e godere di una vista dall’alto, ma anche per i tanti catanesi che l’hanno scoperta o riscoperta e che la visitano periodicamente, complici anche le numerose attività che vengono organizzate dalle associazioni che hanno assunto il compito di valorizzarla.

La chiesa della Badia di Sant’Agata risale al 1767 è annessa ad un ex monastero di monache benedettine che oggi è di proprietà comunale, poggia sulle rovine della chiesa, costruita nel 1620 da Erasmo Cicala, dedicata alla patrona di Catania, poi distrutta dal terremoto del 1693.

La Badia ha una pianta a croce greca allungata, ma l’asse maggiore del suo ovale si trova in posizione ortogonale rispetto alla facciata.

Sugli altari le statue che rappresentano San Benedetto, Sant’Euplio, San Giuseppe, Sant’Agata e l’Immacolata. Ancora oggi sono ben visibili quelle inferriate attraverso le quali quelle donne che avevano scelto la clausura diventando suore del convento assistevano alla messa o parlavano con i loro parenti in quelle occasioni in cui era permesso loro avere questi rapporti sociali.

Impossibile uscire da questa Chiesa senza essersi piazzati al centro e avere alzato lo sguardo verso lo spettacolare lampadario appeso ad una volta e lungo decine di metri. E’ stato ricostruito con quasi cinquemila pezzi di cristallo di Murano. Nella parte sinistra di Sant’Agata alla Badia, si può osservare quella che in passato era la ruota attraverso la quale i più poveri affidavano alla cura delle monache i loro neonati.

Sull’altro lato, è ancora visibile lo sportello dove veniva conservato l’olio degli infermi.

Dal 2015, come abbiamo accennato, è stato aperto al pubblico un percorso sulle terrazza e attorno alla cupola. Su quei camminamenti dove si ritrovavano le monache che così potevano osservare cosa succedeva in città, oggi si affollano centinaia di persone ogni giorno. Il camminamento più alto arriva a circa 40 metri di altezza e da una visione spettacolare di tutta Catania, dal teatro Massimo Bellini alla Cattedrale, dal Castello Ursino all’Etna

PH Salvo Puccio 

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