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Lug 2017
Palazzo Manganelli

Palazzo Manganelli è uno fra gli edifici storici e aristocratici più interessanti della città di Catania. Costruito intorno al 1400 dalla famiglia Tornabene, il palazzo possedeva solo il piano nobile, in stile catalano, ed era quasi privo di fregi e decorazioni. Nel 1505 fu venduto ad Alvaro Paternò, pretore e senatore di Catania, Ambasciatore alla Regina, al Vicerè e ai Parlamenti riuniti, e alla moglie baronessa Isabella, ultima erede della famiglia Sigona. Il nome del palazzo (e della famiglia) si riferisce a uno fra i principali attrezzi che venivano utilizzati per la filatura della seta. Il re Filippo IV, in visita alla città di Catania, per gratificare questo ramo della famiglia Paternò assegnò un predicato nobiliare in abbinamento al titolo di barone: il manganello, così, divenne il simbolo della famiglia di don Alvaro Paternò che gestiva una ricca attività nel settore della tessitura della seta con oltre 100 operai.

Il terremoto del 1693 danneggiò pesantemente l’edificio, di cui rimasero in piedi solo le mura perimetrali. Fu riattuato, per volere di Antonio Paternò VI, Barone dei Manganelli, grazie all’operato degli architetti Alonzo Di Benedetto e Felice Palazzotto che pianificarono un progetto non solo di ricostruzione ma anche di ampliamento. I lavori iniziarono un anno dopo il sisma, ma ripresero nel 1873 quando, a seguito dell’abbassamento del piano stradale dell’attuale via Sangiuliano, si rese necessario un processo di ristrutturazione e assestamento, curato da Ignazio Landolina, progettista del livellamento cittadino, che col suo intervento fece ricavare le botteghe lungo via Sangiuliano e aggiunse all’edificio un secondo piano che oggi ospita un hotel.

Le due facciate principali presentano sostanziali differenze. Lungo la via di Sangiuliano si aprono sette ampie luci per botteghe su cui insistono altrettanti balconi di un piano ammezzato (l’altezza del piano terra e dell’ammezzato, corrisponde a quella del terrapieno racchiuso da un robusto muraglione che, sfruttando un segmento di quella che su la cinta muraria cinquecentesca della città, dà forma al giardino pensile. Il prospetto principale, sull’omonima piazza, mostra al centro un ingresso monumentale, sormontato dallo stemma della casata, con due finestre per lato. Dal portone, attraverso un elegante androne opera di Sebastiano Ittar si accede a un cortile quadrato, anticipato da un elaborato cancello in ferro battuto, dove si trova una statua di Valerio Pochini che rappresenta la storia della famiglia. Sulla destra, invece, si apre il monumentale scalone che conduce al piano nobile.

Con il restauro della seconda metà dell’Ottocento, gli interni furono riccamente decorati nello stile dell’epoca e secondo le nuove concezioni architettoniche. In puro stile barocco/rococò, il palazzo presenta saloni (come il maestoso salone delle feste e la sala delle dame) con le pareti rivestite in seta e una stanza, unico esempio ancora interamente originale, di fumoir (il salone dei cavalieri) con le pareti rivestite in cuoio decorato (che servivano proprio ad “assorbire” il fumo). Interessantissimo (oltre che splendido) è il giardino pensile, su due livelli fra loro collegati da una scala romantica con due fontane e un ninfeo, che si appoggia su una parte delle antiche mura cittadine.

Purtroppo nei lavori di consolidamento e restauro, i saloni che prima si affacciavano su piazza Manganelli furono trasferiti sul lato prospiciente il giardino, dove prima si trovavano gli appartamenti privati e così facendo gli affreschi e le porte dipinti da Olivio Sozzi furono ricoperti. Ma all’interno dei saloni operarono il famoso pittore zaffernaese Giuseppe Sciuti e il pittore fiorentino Ernesto Bellandi, noto per aver affrescato il Teatro Massimo Bellini di Catania.
Attualmente il palazzo è proprietà dei discendenti della famiglia Manganelli, i Principi Borghese di Sulmona, con cui si imparentarono a seguito del matrimonio di donna Angela Paternò principessa Sperlinga dei Manganelli e dama di corte della Regina d’Italia Maria José di Savoia con don Flavio Principe Borghese XII di Sulmona.

E’ possibile prenotare visite guidate del palazzo nobiliare, ma anche affittare i saloni per matrimoni ed eventi.

 

Ph Salvo Puccio

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