05
Set 2019
San Berillo

Si dice che per capire davvero e fino in fondo Catania e la sua storia è necessario conoscere uno dei suoi storici quartieri: San Berillo.

Situato nel centro della città dell’Elefante, a pochi passi dallo shopping di via Etnea e dal regno del Barocco catanese, dai locali di Piazza Teatro Massimo e dalla brulicante Piazza Duomo, San Berillo è un mix di sfaccettature e volti diversi, costituito da palazzi incompiuti o andati distrutti dai bombardamenti, alcuni in stile barocco, altri figli dell’architettura fascista.

Il quartiere nacque dopo il terremoto del 1693, occupando l’area che muove da Piazza Stesicoro, e diventò per alcuni anni una delle zone nobili della città, arricchita dalla presenza di diverse botteghe e artigiani.
Purtroppo però la storia di San Berillo racconta anche altro. Caratterizzata da un susseguirsi di ricostruzioni e speculazioni arrivate fino agli anni Cinquanta, la zona si trasformò in un quartiere angusto ed emarginato, frutto di un tentativo di sventramento che non è mai giunto a una conclusione e non ha fatto altro che lasciare a pezzi il quartiere.

Nonostante la chiusura delle cosiddette “case di Tolleranza” (avvenuta nel 1958 con la legge Merlin), San Berillo, negli anni, ha continuato ad essere caratterizzato da una serie di problematiche che continuano ad “invadere” i suoi numerosi vicoli.

Oggi però – e aggiungiamo per fortuna – qualcosa è cambiato, grazie alla presenza attiva di diverse associazioni e realtà che intendono promuovere la valorizzazione turistica dello storico quartiere, nonché il suo rilancio culturale.
Da alcune realtà imprenditoriali che, con la loro apertura, hanno permesso il rilancio di parte della zona, all’Associazione Trame di Quartiere che ha l’obiettivo di favorire l’integrazione tra gli abitanti di San Berillo e il resto della città e allo stesso tempo aprire un dialogo con le istituzioni e al collettivo Res Publica Temporanea rappresentato da alcuni street artist siciliani che della loro passione ne hanno fatto una missione sociale.

Il loro lavoro a San Berillo si è concentrato sulle porte di accesso di diverse case che nel 2000, in seguito ad una retata della polizia per sdradicare l’organizzazione criminale operante nel quartiere, furono murate su decisione dell’amministrazione comunale con l’intento di evitare qualsiasi nuova occupazione. Sono stati gli stessi abitanti del quartiere a scegliere i soggetti da ritrarre sulle porte murate, dal ritratto di Coco Chanel ad una geisha ricca di colori e ad un Botero voluto da una ragazza di origini colombiane per sentirsi più vicina alla proprie radici.

Grazie a queste realtà alcuni riflettori su San Berillo si sono stati finalmente accesi e oggi il volto nero del centro storico di Catania sembra un po’ meno scuro.
La speranza è che un giorno possa rappresentare solo ed esclusivamente un esempio positivo di trasformazione e integrazione, in grado di arricchire chi in quelle strade piene di storia ci vive e chi le percorre per una semplice passeggiata.

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