“Giuseppe Consoli. Un siciliano fra i colori dell’isola” mostra a Mascalucia

Dal 19 maggio al 2 giugno, l'Auditorium di Mascalucia ospita la mostra “Giuseppe Consoli. Un siciliano fra i colori dell’isola”, in occasione del centenario della nascita del pittore catanese.

Giuseppe Consoli, pittore sensibile ai temi sociali, scultore alla ricerca di estreme sintesi formali, storico dell’arte, critico e saggista, abile e raffinato disegnatore archeologico.

La mostra è curata da Antonio D’Amico, storico dell’arte e conservatore delle raccolte d’arte dei Musei Civici di Domodossola e del Museo Diocesano di Nicosia, e indaga l’opera e la personalità inquieta di questo eclettico artista e intellettuale che, nel corso della sua lunga vita, ha attraversato buona parte del Novecento: dalle stagioni più sofferte – la guerra, la prigionia, le stragi civili e gli anni di piombo – a quelle più esuberanti, quando l’estro, la creatività e il dinamismo dell’Italia post-bellica accesero di entusiasmo e voglia di rinascita un’intera generazione di giovani e intellettuali. In catalogo un saggio dello storico contemporaneo Uccio Barone (Università di Catania, Dipartimento Scienze Politiche).

Orari d'ingresso tutti i giorni 9 - 13 e 16 - 20
Ingresso libero.

In mostra circa 60 opere, tra oli e disegni, tele, tavole e carte, realizzate da Giuseppe Consoli dagli anni Quaranta fino alla fine degli anni Ottanta. Spicca tra tutte, per quell’umanità concitata e drammatica, Lacrimogeni a Mussomeli, un olio del 1954 con cui Consoli ferma sulla tela, quasi a futura memoria, una delle stragi siciliane dimenticate. Il soggetto trae spunto da un orribile fatto di cronaca: l’aggressione con i lacrimogeni, da parte delle forze dell’ordine, nei confronti di migliaia di cittadini di Mussomeli (CL) esasperati per la cronica mancanza di acqua e l’aumento delle tasse. Quattro i morti nella calca, ventisette le condanne al termine del processo – divenuto anche un caso politico - il cui pubblico ministero era Gaetano Costa, assassinato dalla mafia qualche decennio più tardi.

Finita la guerra comincia per Giuseppe Consoli la vita su un doppio binario: da un lato funzionario dei Beni Culturali, lavoro che lo porta a frequenti trasferimenti in giro per i musei e le Soprintendenze di tutta Italia; dall’altra pittore e scultore ben inserito nei circoli artistici dove figurano alcuni fra i maggiori interpreti del Novecento italiano: Carla Accardi, Carmelo Franchina, Emilio Greco, Sebastiano Milluzzo, Lia Pasqualino, Renato Guttuso, Antonio Sanfilippo e più avanti con Lucio Fontana e gli scrittori Leonardo Sciascia, Vincenzo Consoli e molti altri ancora.

Tra le opere, infine, più rappresentative del linguaggio pittorico di Consoli è la tavola-capolavoro sulla Strage di Portella della Ginestra, un olio di 3 metri per 1,21 realizzato nel 1951 sull’onda emotiva dell’agguato del 1° maggio 1947, alle porte di Palermo. L’opera, un autentico monumento civile che anticipa di qualche anno la tela omonima di Renato Guttuso. Acquistata dal Partito Comunista Italiano e donata a Giuseppe Di Vittorio, l’opera – che non sarà presente nell’antologica di Catania - fa parte della collezione permanente della Cgil di Roma, dove è tutt’ora esposta. Alla mostra è dedicato un catalogo con l’intervento del curatore e una raccolta di saggi antologici.

19 Mag 2019
02 Giu 2019
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