La Bella Addormentata di Čajkovskij al Bellini di Catania

Il classico dei classici del balletto, “La Bella addormentata” di Čajkovskij, dopo tre anni di assenza ritorna sul palcoscenico del Teatro Massimo Bellini di Catania in una nuova, sorprendente coreografia firmata da Matteo Levaggi, che ne propone un’ardita interpretazione contemporanea non priva di effetti speciali: su tutti la pioggia di tremila rose bianche, a conclusione del brano più celebre dell’intera partitura, l’Adagio della rosa.

Una creazione che vede impegnato il Corpo di ballo del Teatro Massimo di Palermo in uno spettacolo raffinato e poetico che, dopo il debutto palermitano dello scorso dicembre, approda al Teatro Bellini di Catania, dove sarà in scena dal 9 al 14 ottobre: «un sogno in cui mondi ed epoche diverse si incontrano in totale libertà creativa», come ha dichiarato lo stesso Levaggi. Dopo il successo della Traviata del marzo scorso, presentata in un allestimento palermitano dovuto a Mario Pontiggia, il Teatro Massimo Bellini di Catania rinnova così la fruttuosa collaborazione con il Massimo teatro del capoluogo isolano, con cui ha avviato una sinergia particolarmente significativa sotto il profilo artistico e produttivo.

L'OPERA
Composto nel biennio 1888-1889 su commissione del direttore dei Teatri imperiali di San Pietroburgo, Ivan Vsevolozhkij, “La Bella addormentata” è il secondo balletto scritto da Pëtr Il’ič Čajkovskij, che aveva già composto Il lago dei cigni nel 1877. Il nuovo titolo, tuttavia, si inserisce in un più vasto progetto, di ampio respiro internazionale, che avrebbe rivoluzionato la storia del balletto narrativo nell’ultima decade dell’Ottocento. In forze al Teatro pietroburghese, infatti, era arrivato l’astro di Marius Petipa, coreografo marsigliese e grande protagonista delle scene teatrali francesi, dove si era affermato come interprete privilegiato di due grandi classici, Giselle e La Fille mal gardée. È tuttavia nella città russa che Petipa acquista una fama imperitura quando, nel 1862, assume il ruolo di coreografo della Fille du Pharaon, basata su un racconto di Théophile Gautier: nominato maître de ballet della compagnia, viene di fatto incaricato della gestione del Balletto imperiale. Dal 1869 vedono, tra gli altri, la luce Don Chisciotte, e La Bayadère (1877), titoli con cui si afferma il genere del balletto à grand spectacle. Sarà tuttavia la collaborazione con Čajkovskij, che prende l’abbrivio proprio con la creazione della Bella addormentata, a rivoluzionare la danza fin de siècle.

Si deve a Vsevolozhkij, appassionato cultore del barocco francese, la scelta del soggetto del nuovo balletto, liberamente tratto da una delle più celebri fiabe di Charles Perrault, La bella addormentata, per la prima volta pubblicata nel 1697 nei Contes de ma mère l’Oye, i Racconti di Mamma oca, un’antologia che raccoglie undici titoli entrati a far parte della letteratura per bambini, tra cui Cappuccetto rosso, Barbablù, Pollicino, Cenerentola e Il gatto con gli stivali. Su uno spunto narrativo tutto sommato esile, l’impresario immagina da una parte un tributo al balletto di corte del XVII secolo e, dall’altro, un omaggio al padre della fiaba francese: il grande divertissement dell’ultimo atto, in cui si celebrano le nozze tra Aurora e il principe Désiré, diventa infatti il pretesto per portare sulla scena i personaggi di alcune fiabe di Perrault, prima dell’incantevole pas de deux conclusivo.

Si tratta di un impegno produttivo di formidabile valenza internazionale: ben quattro scenografi vengono impegnati per illustrare il prologo e i tre atti dell’azione, mentre sarà lo stesso Vsevolozhkij a firmare i costumi indossati, tra gli altri, dall’italiana Carlotta Brianza, che veste i panni di Aurora accanto al russo Pavel Gerdt, che è Désiré; sul podio dirige il compositore Riccardo Drigo. La prova generale – di fatto la prima – ha luogo al Mariinskij di San Pietroburgo il 15 gennaio del 1890 alla presenza dello zar Alessandro III, che si degnerà di definire «Molto grazioso» lo spettacolo. Lo schiaccianoci, meno di tre anni più tardi, avrebbe coronato l’ambizioso progetto artistico.

Trascorrono appena sei anni perché “La Bella addormentata” cominci il suo fortunato cammino sui teatri di tutto il mondo: la Brianza, infatti, fa rappresentare la versione originale di Petipa al Teatro alla Scala di Milano l’11 marzo del 1896, in un nuovo allestimento di Giorgio Saracco, mentre già nell’ultimo anno del secolo il Bol’šoj di Mosca ne propone una nuova versione, immaginata da Aleksandr Gorskij.
Agli inizi del nuovo secolo, saranno i Ballets Russes di Sergej Djagilev a fare conoscere la lussureggiante partitura di Čajkovskij in Occidente in una nuova, strepitosa edizione con le scene di Léon Bakst, in prima all’Alhambra Theatre di Londra nel 1921; ancora, all’indomani del dopoguerra, “La Bella addormentata” è il primo titolo che viene messo in scena a Londra dal Sadler’s Wells Ballet, nella nuova versione firmata da Frederick Ashton, così ponendo le basi della blasonata compagnia del Royal Ballet di Londra. Ma è appena il caso di ricordare come, negli ultimi quarant’anni, la storia della ricezione del balletto si sia arricchita di plurime versioni: tra le altre, basterà citare quella di Maurice Béjart, Ni fleures ni couronnes, nel 1971, o ancora quella di John Neumeier per l’Hamburg Ballett, in cui una giovane fanciulla in jeans rivive l’intera vicenda in stato di allucinazione. Ancora, Roland Petit nel 1990 fa ruotare l’azione intorno alla presenza della moglie, Zizi Jeanmaire, che fa della strega cattiva Carabosse un’autentica dark lady, mentre sei anni più tardi Mats Ek, con il Cullberg Ballet, immagina che Aurora si ‘punga’ non già con una rosa, ma perché innamorata di un ragazzo drogato con cui concepisce un figlio… Una storia fatta di suggestive riletture, che però non hanno impedito ad Alexei Ratmansky, nel 2015, di firmare una ripresa filologica dell’allestimento originale russo per la compagine dell’American Ballet Theatre.

LA COREOGRAFIA DI LEVAGGI
La nuova coreografia di Matteo Levaggi. Arriviamo così al dicembre del 2017, quando Matteo Levaggi, nominato compositore in residenza dell’anno al Teatro Massimo di Palermo, firma una nuova, intrigante rilettura del testo: «nella piena consapevolezza della storia di questa antica favola riscritta nell’Ottocento per punte e tutu», annota Elisa Guzzo Vaccarino, ma con una singolare apertura al mondo delle arti performative contemporanee.

Formatosi con Liliana Cosi, quindi al Teatro alla Scala e al Bol’šoj di Mosca, Levaggi muove i suoi primi passi come ‘costruttore di movimenti’ al Balletto Teatro di Torino, dove viene nominato coreografo residente dal 2000 al 2013. Ma sono molte le sollecitazioni acquisite nel corso dell’ultimo ventennio, quando si accosta al recital teatrale (Memorie di Adriano, con Giorgio Albertazzi) come alla televisione (Carràmba!, con Raffaella Carrà), alla danza accademica di Karole Armitage (come protagonista di Yo, Giacomo Casanava), come al cinema, con il regista Davide Ferrario per il recente Sexxx, che ottiene il premio “Il coreografo elettronico” di Napoli.

Nuovo è, dunque, l’approccio di Levaggi al capolavoro di Čajkovskij, perché «pur essendo riconoscibile il soggetto originale del balletto – prosegue la Guzzo Vaccarino, in un testo che si può leggere anche nel programma di sala – questo viene però sviluppato in tre modi diversi per i tre atti che lo compongono: il prologo e l’atto I hanno carattere spiccatamente narrativo; l’atto II è invece spoglio, essenziale, quasi plastico e vede i protagonisti molto intimi e vicini nel momento del loro incontro; l’atto III è gioiosamente festoso e ha un’atmosfera d’impronta chiaramente disneyana. A questi tre punti di vista così diversi tra loro rimanda la scelta di alternare momenti danzati in punta ad altri danzati in mezzapunta e a piedi nudi, nell’ottica del coreografo di creare un nuovo vocabolario che attinga alla tradizione della danza classica, della danza moderna e di quella contemporanea.» Non ci si stupirà dunque dei richiami cinematrografici, da American Beauty al recentissimo Maleficent, con Angelina Jolie nei panni della strega malvagia.

GLI INTERPRETI PRINCIPALI
Nella nuova creazione di Levaggi, dunque, i personaggi evidenziano nuovi, inediti aspetti: la piccola Aurora (Romina Leone, secondo cast Yuriko Nishihara) è un’orfana, libera e intraprendente come una ragazza contemporanea, che vive in un incantevole palazzo con un paggio (Alessandro Cascioli, secondo cast Giovanni Traetto): sul fondo della scena, disegnata da Antonino Di Miceli, campeggiano due troni vuoti – e fors’anche una culla vuota, al proscenio. Vuole decidere liberamente della propria vita, senza bisogno di una Fata: per questo si addormenta, pungendosi con un mazzo di rose, in un universo in cui le fate sono boccioli di fiori. Tutt’intorno molti personaggi en travesti: non soltanto la Fata Carabosse, come da tradizione (Vincenzo Carpino, poi Riccardo Riccio), ma anche quella dei Lillà, interpretata da Andrea Mocciardini. Il principe è Michele Morelli (secondo cast Alessandro Cascioli), in un cast che assembla i più validi elementi del Corpo di ballo del Massimo di Palermo, impegnati e complici in quest’intenso percorso creativo. Particolarmente originali i costumi, con tocchi di ironica originalità nel divertissement dell’ultimo atto, realizzati dagli allievi del Master di Costume dell’Accademia Costume & Moda di Roma, coordinati da Andrea Viotti.

L'ORCHESTRA
Bacchetta russa doc, infine, sul podio dell’Orchestra del Teatro Massimo Bellini di Catania, su cui salirà Mikhail Agrest, che è nato e ha studiato a San Pietroburgo con il leggendario Ilya Musin, docente – tra gli altri – di Valerij Gergiev, Yuri Temirkanov e Semyon Bichkov. Diplomato in violino all’Indiana University di Bloomington, ha lavorato per oltre dieci anni al Teatro Mariinskij di San Pietroburgo, che ha diretto nel corso della tournée al Metropolitan di New York con La leggenda della città invisibile di Kitež di Rimskij-Korsakov. Ha riscosso un successo personale dirigendo l’orchestra del Royal Opera House, Covent Garden, di Londra, in tre produzioni di danza, Le Sacre du Printemps, Les Noces e Romeo e Giulietta.

Realizzato con il coordinamento scientifico-musicologica del Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università di Catania, il programma di sala si avvale del progetto d’identità visiva realizzato dalla Scuola di graphic design dell’Accademia di Belle Arti di Catania. È, come sempre, una guida indispensabile per la comprensione dello spettacolo, ma anche uno strumento di gradevole lettura per lo spettatore: in apertura, infatti, è possibile leggere la fiaba di Perrault nella godibilissima traduzione toscaneggiante di Carlo Collodi. Oltre alle consuete rubriche, contiene tra l’altro un inquadramento storico-critico di Elisa Guzzo Vaccarino, eminente studiosa della danza; e un’intervista a Matteo Levaggi e a Marco Bellone, coordinatore del Corpo di ballo palermitano, a cura di Alessandro Pontremoli, docente di Discipline dello spettacolo nell’Università di Torino.

(Spjaščaja krasavica)
Balletto in un prologo e tre atti
Musica di Pëtr Il’ič Čajkovskij

Personaggi e interpreti

La principessa Aurora: Romina Leone / Yuriko Nishihara (10, 12 pom., 13)
Il principe Désiré: Michele Morelli / Alessandro Cascioli (10, 12 pom., 13)
Fata Carabosse: Vincenzo Carpino / Riccardo Riccio (10, 12 pom., 13)
Fata dei lillà: Andrea Mocciardini
Fosco: Vito Bortone / Emilio Barone (10, 12 pom., 13)
Paggio: Alessandro Cascioli / Giovanni Traetto (10, 12 pom. e sera, 13, 14)
Fata Candida: Alessia Pollini
Fata Fior di farina: Francesca Bellone
Fata delle Briciole: Noemi Ferrante
Fata Canarino: Lucia Ermetto / Giorgia Leonardi (10, 12 pom., 13), Maria Chiara Grisafi
Fata Violante: Annamaria Margozzi
Principessa Florina: Annamaria Margozzi / Chiara Sgnaolin (10, 12 pom., 13)
Uccellino blu: Gianluca Mascia / Marcello Carini (10, 12 pom., 13)
Cappuccetto rosso: Michaela Colino / Francesca Bellone (10, 12 pom., 13)
Lupo: Giuseppe Rosignano / Benedetto Oliva (10, 12 pom., 13)
Cenerentola: Giada Scimemi / Daniela Filangeri (10, 12 pom., 13)
Principe Fortuné Diego Millesimo / Daniele Chiodo (10, 12 pom., 13)
Gatto con gli stivali: Diego Maria Mulone / Michele Morelli (10)

Nel bosco e alla festa
Donne: Carmen Diodato, Simona Filippone / Daniela Filangeri (10, 12 pom., 13), Giorgia Leonardi / Federica Cristofaro (10, 12 pom., 13), Linda Messina, Sabrina Montanaro, Yuriko Nishihara / Michaela Colino (10, 12 pom. e sera, 13, 14)
Uomini: Emilio Barone / Marcello Carini (10, 12 pom., 13), Daniele Chiodo / Diego Millesimo (10, 12 pom., 13), Fabio Correnti / Gaetano La Mantia (10, 12 pom., 13), Gianluca Mascia, Diego Maria Mulone, Giovanni Traetto / Alessandro Borrelli (10, 12 pom. e sera, 13, 14)

Corpo di Ballo della Fondazione Teatro Massimo di Palermo
Orchestra del Teatro Massimo Bellini
Direttore: Mikhail Agrest
Coreografia: Matteo Levaggi
Scene: Antonino Di Miceli
Costumi ideati dagli allievi del Master di Costume dell’Accademia Costume & Moda:
Cristina Capuani, Flavia Galinari Zanin, Annabelle Gotha,
Sara Micarelli, Gabriele Porrelli, Yiyao Tian, Tatjana Zdiara,
Lan Zhang, Hong Zhang, Qi Zhang – coordinatore Andrea Viotti
Luci Fabio Sajiz

Produzione della Fondazione Teatro Massimo di Palermo

Durata: 2 ore e 20 minuti (con un intervallo)

Biglietti disponibili presso il botteghino di Piazza Vincenzo Bellini o acquistabili online qui: https://bit.ly/2BhKuK2

09 Ott 2018
14 Ott 2018
Platea I - Intero € 100,98 Platea II - Intero € 84,15 Galleria - Intero € 28,05

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