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Ott 2020
Le Rame di Napoli
Questo è un dolce tipico catanese consumato per le festività dei defunti.
Si tratta di un biscotto, dal cuore morbido al cacao, ricoperto da una glassa di cioccolato fondente, delicatamente speziato.
Racchiude in sè un misto di aromi e odori che rende davvero speciale questo biscotto, tanto che chiamarlo biscotto sembra come sminuirlo.
Non si ha certezza della data esatta o del luogo di provenienza ma si sa di certo che sono prodotti solo in Sicilia, per il periodo della ricorrenza dei morti.
Esistono varie ipotesi sulla loro origine, dal nome dato dal pasticcere Napoli inventore di questa ricetta, ad un atto di vassallaggio che i catanesi hanno attribuito a Napoli e per fare onore a questa città al tempo delle due Sicilie, come spiega il gastronomo scrittore Pino Correnti.
L’ipotesi più accreditata fa risalire la loro nascita al Regno delle due Sicilie, sotto l’impero Borbonico. In quel periodo (metà del 1700) con l’unificazione del Regno di Napoli con il regno di Sicilia, Re Carlo di Borbone , già re di Napoli, non potendo emettere monete d’oro e argento come in precedenza visto il crescere della popolazione, pensò bene di far coniare alcuni tipi di moneta usando la lega di rame. Tali monete rappresentavano le monete più povere cioè più piccole nella scala dei valori dell’allora unità monetaria.
Il popolo riprodusse in cucina le monete di rame usando, come poteva fare, materiale povero per la ricetta; anche se oggi la ricetta di un tempo è stata modificata, sia nelle dimensioni, oggi più grandi, e sia nei contenuti.
L’antica ricetta prevedeva: farina, cacao amaro, zucchero, ammoniaca, patate, strutto e marmellata o di arance o di fichi.
Oggi a quanto sopra si sono aggiunti i pistacchi e al posto della marmellata all’interno, troviamo la nutella.Era usanza prepararli per le festività di Ognissanti perchè, come da tradizione , venivano regalati ai bambini, i cui genitori spiegavano che fossero i regali portati loro dai parenti defunti, per essere stati buoni durante l’anno.Cosa curiosa è che questo dolce pur avendo il nome della città partenopea, a Napoli è del tutto sconosciuto.

RICETTA
500 gr. di farina 00
200 gr. di zucchero
2 uova
75 gr. di strutto (sciolto)
50 gr. di burro (sciolto)
un cucchiaio scarso di miele
1 cucchiaio di marmellata di arance o albicocche
100 gr. di cacao amaro
chiodi di garofano pestati e ridotti a pezzettini
cannella
vaniglia
100 gr. di biscotti secchi (frollini o tipo saiwa)
5 gr. di ammoniaca
latte qb

Per la copertura:
cioccolato fondente
burro
(Le proporzioni sono 50 gr. di burro per 200 gr. di cioccolato)

Mettere i frollini dentro una ciotola con del latte fino a farli diventare una crema.
Impastare tutti gli ingredienti come per una normale frolla con le mani.
Soltanto alla fine, aggiungere del latte e mescolare con un cucchiaio di legno fino ad ottenere una consistenza simile a quella della crema pasticcera.
Lasciare riposare per circa 1 ora.

Procedimento
Rivestire una teglia per biscotti con della carta forno (i biscotti non vanno cotti sulla lastra imburrata ed infarinata), disporre l’impasto a cucchiaiate distanziando e dando la forma di un ovale.
Cuocere a 150 C’ per circa 10/15 minuti.
Lasciare raffreddare.
Fondere il cioccolato con il burro a bagnomaria, deve risultare molto liquido, questo per avere una superficie liscia e in modo che ci sia soltanto un velo di glassa sulla superficie.
Immergere i biscotti capovolti impugnandoli con il pollice e l’indice dentro la glassa, girarli e adagiarli sulla carta per farli asciugare.
Decorare o cospargere con polvere di pistacchi.

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