“La cena”debutta al Katanè Hotel

Sabato 10 febbraio alle 18:00 al Katanè Hotel debutta lo spettacolo “La cena” di Giuseppe Manfridi per la regia di Walter Manfrè, con Andrea Tidona, Chiara Condrò, Stefano Skalkotos, Cristiano Marzio Penna.

La Cena, pur rientrando nella stagione teatrale del Piccolo Teatro della Città, è un vero e proprio evento teatrale che si svolge al Katanè Hotel dove una sontuosa tavola apparecchiata per 30 persone, ospiterà 27 spettatori e 3 attori. Gli spettatori svolgeranno il ruolo di invitati ma non assaggeranno cibo né potranno mutare il corso degli avvenimenti.

Scritta da Giuseppe Manfridi, La Cena è un anello fondamentale all’interno del “Teatro della Persona”, definizione che si deve al critico Ugo Ronfani che così, nel 1993, sintetizzò il senso della poetica espresso dal percorso registico di Manfrè. Un percorso che ha preso forma in una serie di spettacoli caratterizzati da particolari qualità: una delle quali è sicuramente l’annullamento della distanza tra pubblico e spettatore nonché l’assegnazione a quest’ultimo di una parte all’interno della rappresentazione senza che ciò possa cambiare lo svolgimento della “trama”.

Un altro elemento di questo teatro è individuabile chiaramente nella coesistenza di due elementi contrastanti: il ludo ed il rito, cioè il gioco e il rito, perché in fondo il teatro è questo sia divertimento che celebrazione di un rituale. Questo equilibrio fra gli opposti permette alla trama di intraprendere percorsi imprevisti ed emotivamente più forti rispetto a quelli concepiti sul protagonismo del solo rito.

Tutti i lavori di Manfrè, ricollegabili al teatro della Persona, sono calati dentro un’ambientazione dove il cerimoniale assume una segnata connotazione centrale. Durante la messa in scena de La Cena dove “il maggiordomo è solo inizialmente superbo Maestro di cerimonia- racconta il regista- la tavola trasmuta da aggregante perno conviviale, in ara sacrificale, in scandaloso palcoscenico allestito per turpi rappresentazioni: quasi in dissolvenza incrociata e sotto gli occhi dello spettatore durante il dipanarsi della vicenda”. La scena è quella del ritorno a casa di una figlia, allontanatasi da qualche tempo. Un rappacificamento è ciò che tutti si attendono, ma non il malefico padre che prepara una macchinazione infernale e un inganno per la figlia (di cui è comunque invaghito) e per il futuro genero. L’uomo riesce a solleticare gli istinti dei due giovani e ad operare magistralmente per far venire a galla i lati peggiori di tutti: il giovane è debole ed avido, il maggiordomo assetato di denaro, cui sacrifica la propria e l’altrui dignità, la figlia ha la forza di reagire ma si accontenta, mediocremente, di un amore forse non vero.

10 Feb 2018
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