Da Vicolo Stretto “Il parruccaio di Maria Antonietta”

Venerdì 13 gennaio alle ore 20:00 da Vicolo Stretto la presentazione del romanzo Il parruccaio di Maria Antonietta di Alberto Frappa Raunceroy.

IL LIBRO
Quando morì a Versailles il nipote del Re Sole, Luigi XV, il suo cadavere butterato dal vaiolo iniziò a decomporsi con una tale rapidità che fu necessario inumarlo di notte nella cripta della Cattedrale di Saint-Denis senza estrarne il cuore e senza poterne mummificare il corpo, come era consuetudine. Quella stessa notte, nei bassifondi di una Parigi gotica e medioevale, ha inizio l'avventura di Salamandre, un personaggio umbratile, nevrotico, alchemico, crepuscolare che raccoglie coleotteri e scarabei e con le elitre degli insetti confeziona ogni tipo di oggetti. Sarà dopo l'ingresso nella bottega di un parruccaio che si farà conoscere negli ambienti della moda e dell'eleganza in cui prospererà fino allo scoppio della Rivoluzione. Solo allora incontrerà Maria Antonietta, già prigioniera alla Torre del Tempio e intesserà con lei una relazione fuori dal comune. Un romanzo non banale, fuori da filoni già esplorati, che mantiene una tensione narrativa fino all'ultima riga. Surreale, documentato e sorprendente, questo romanzo è un grandioso affresco della Parigi della moda dell’Ancien Régime, un voluto omaggio a "Il profumo" di Patrick Süskind: uno dei più clamorosi successi editoriali degli ultimi decenni.

L'AUTORE
Alberto Frappa Raunceroy è nato a Udine nel 1971. I suoi autori preferiti sono Tomasi di Lampedusa, Marguerite Yourcenar e Maria Bellonci cui si ispira, unitamente ai classici della letteratura europea, in attesa che l’Italia rientri nell’alveo delle sue prerogative estetiche. Ha pubblicato nel 2007 La Condanna dei Tre Capitoli, romanzo storico-teologico in controtendenza con certa narrativa che a suo parere trasfigura letteratura, arte e umanesimo occidentali in vulgata anticristiana. Nel 2012 è uscita la prima edizione de Il Serenissimo Borghese, la cui narrazione è ispirata alla caduta di Venezia dal punto di vista della famiglia dell’ultimo Doge, Lodovico Manin.