A. Semu tutti devoti tutti?

Dal 6 al 10 febbraio, al Teatro Verga va in scena lo spettacolo A. Semu tutti devoti tutti? di Roberto Zappalà.

La ‘A.’ sta per Agata, la santa martire a cui furono strappati i seni. A lei Catania dedica ogni anno una festa tra le più importanti del mondo cattolico. Quel giorno la città si riempie di un solo grido martellante, “siamo tutti devoti tutti!”. Nell’aggiungere un punto interrogativo (siamo tutti devoti tutti?) Roberto Zappalà pone delle domande che disturbano e affrontano il non-detto.

Immaginare, concepire e costruire uno spettacolo su S. Agata, la sua immensa processione e festa a Catania, (fra le più grandi dell’intero mondo cristiano/cattolico) oltre a proporre un’identificazione città /popolo/ santa che trova appunto a Catania uno dei luoghi al mondo dove questo avviene in maniera inestricabile, è volere, più di ogni altra cosa, indagare a fondo un aspetto fondamentale dell’oggi. Il rapporto che si ha con il sacro, la religione, la religiosità. E Agata, una santa, la cui immagine devozionale, (le tenaglie, i seni straziati), in bilico fra erotismo e sadismo splatter, tra le più immediatamente riconoscibili di tutta l’iconografia religiosa cattolica, è “solo” un punto di partenza. Si utilizza un apparato iconografico tradizionale per farlo sposare con il moderno, con la contemporaneità, per dare origine a contrasti e cortocircuiti; per proporre nello scenario arcaico e contemporaneo della festa religiosa le contraddizioni di un mondo dove a essere “straziati”, non sono solo i seni ma intere tipologie umane e concettuali.

Se lo spettacolo non può avere l’ambizione e la capacità dell’Aleph borgesiano di “… contenere tutti i punti … tutti i luoghi …, visti da tutti gli angoli”, ha senz’altro quella di dare, attraverso e partendo da Agata, figura storica e mito, festa religiosa e di popolo, teatro della devozione e della finzione, luogo d’amore e di furore, spazio del riscatto e dello sfruttamento, palcoscenico dove l’individuo si perde (beatamente?) nella massa, uno sguardo profondo e rivelatore su quello che ci fa essere, nel bene e nel male, quello che siamo, che siamo stati, che rischiamo di essere.

La missione: A. nasce dalla necessità, sofferta, e a lungo rimandata, per timore e pudore artistico, non religioso, di affrontare una serie di nodi cruciali riguardanti il vivere in una comunità e l’esserne parte integrante; di indagare e sviscerare il sentimento di appartenenza che una società secolarizzata e medializzata prova verso dio, la religione, il trascendente. Un rapporto che si configura in due aspetti opposti e complementari; quello privato e quello pubblico, due facce della medaglia di un’ambiguità fondamentale che non è possibile chiarire. Come se il credente (siciliano e non) fosse condannato a questo paradosso: rendere pubblico il proprio fervore mistico, la propria devozione come l’unico modo di manifestare la propria religiosità, ma così facendo rischiare di snaturarla o addirittura di cancellarla. Non si poteva, quindi, tralasciare in un progetto come re-mapping sicily – percorso che Roberto Zappalà ha intrapreso diversi anni addietro con l’intenzione di rileggere la Sicilia attraverso il suo linguaggio scenico – l’aspetto della religiosità popolare, un apparato che nell’isola e in Italia diventa cartina di tornasole per quasi tutto, un teatro d’operazioni che investe e riassume, facendoli esplodere, tutti gli aspetti che interessano l’appartenenza ad una collettività.

3° tappa dal progetto “re-mapping Sicily
coreografia, regia, scene e luci Roberto Zappalà
musica originale (eseguita dal vivo) Puccio Castrogiovanni (Lautari)
costumi Marella Ferrera e Roberto Zappalà
drammaturgia Nello Calabrò e Roberto Zappalà
testi Nello Calabrò
realizzazione scene e costumi e assistenza Debora Privitera
interpretazione e collaborazione
danzatori: Adriano ColettaMoud del La Purification
Alain El SakhawiAkos Dòzsa
Salvatore RomaniaAntoine Roux-Briffaud
Fernando Roldan FerrerMassimo Trombetta
musicisti: Salvo Dub, basso, Puccio Castrogiovanni, corde, marranzani e fisarmonica, Salvo Farruggio, percussioni, Peppe Nicotra, chitarre
Produzione Teatro Stabile di Catania, Scenario Pubblico/Compagnia Zappalà Danza
Centro di Produzione della Danza

Vincitore del premio Danza&Danza 2009 come miglior spettacolo italiano.

Calendario rappresentazioni
Mercoledì 6 febbraio ore 20.45
Giovedì 7 febbraio ore 17.15
Venerdì 8 febbraio ore 20.45
Sabato 9 febbraio ore 17.15 / 20:45
Domenica 10 febbraio ore 17.30

06 Feb 2019
10 Feb 2019
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