09
Dic 2019
“Beteyà”: a Catania il primo atelier gestito da migranti e disoccupati siciliani

Lo scorso 7 dicembre, a Catania (in via Etnea 322) è stato inaugurato “Beteyà”,  il primo atelier gestito da migranti provenienti da Nigeria, Mali, Senegal e Gambia e da giovani disoccupati siciliani.

L’atelier, il cui nome originario mandingo significa “bello e buono”, nasce nell’ambito del progetto “Sud – Arte e Design” – sostenuto dalla Fondazione Con il Sud e promosso dall’Associazione Don Bosco 2000, in collaborazione con organizzazioni e istituzioni locali – da un bene confiscato alla mafia.

Come detto, “Beteyà” è gestito da giovani migranti provenienti dal Nord Africa e giovani siciliani disoccupati che si occupano di realizzare capi d’abbigliamento.
L’iniziativa è partita con i lavori di ristrutturazione del bene confiscato ed è poi proseguita con la definizione del visual e del piano di marketing, oltre che, naturalmente con il corso di formazione dei giovani sui macchinari, i materiali, la gestione di impresa, le strategie di vendita e anche sul gestionale per il sito dell’e-commerce.

Come specificato da Gabriella Giunta, dell’Associazione Don Bosco 2000, comprare un capo di abbigliamento di “Beteyà” significa acquistare un pacchetto di valori.
Il progetto, infatti, ruota attorno a importanti valori come integrazione, eticità, legalità e sostenibilità, ecco perché indossare un abito acquistato da “Beteyà” significa fare propri tutti questi valori.

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